Nelle Valli del Natisone si parla un dialetto Sloveno. Fino a pochi anni fà questa era l’unica lingua parlata. Oggi non è più così. Attorno a questa lingua si raccoglieva una comunità saldamente unita da diversi valori. Quello linguistico era preponderante. C’era unità, solidarietà, ma soprattutto convivenza armoniosa. Durante il periodo fascista, le minoranze, e la nostra in particolare, hanno dovuto subire numerose vessazioni. Il dopoguerra ci ha schiacciati tra le due superpotenze. La zizzania seminata dai politici nazionalisti nei periodi che ho accennato ha trovato qualche radice. Oggi qualcuno storce il naso anche di fronte a un canto di chiesa in Sloveno. Siamo sopravvissuti alle morti e distruzioni che ci hanno portato le guerre, ma non sopravviveremo alla morte della nostra lingua.
Abbiamo lasciato queste valli, abbiamo invaso il mondo intero, nel frattempo siamo stati invasi . . .
Quando ero bambino i giochi erano pochi, quelli classici, tradizionali; i giocattoli praticamente non esistevano, almeno per i comuni mortali. Per le femmine c’erano le bambole, mentre per i maschi c’erano le statuine (indiani, cawboys) fatte non so di che materiale e qualche pistola o fucile in latta. La nostra vita di bimbi si svolgeva sempre all’aperto, ed i grandi spazi, che noi cercavamo, non ci mancavano. Uno di questi era il bosco che noi era un immenso campo da gioco. Ci allontanavamo da casa (generalmente lo facevamo all’insaputa dei genitori i quali, presi dai loro lavori non avevano tempo di badare a noi) e lì noi giocavamo a “indiani e banditi” o semplicemente ci arrampicavamo sugli alberi. Quando questo non era possibile era il cortile di casa che diventava luogo di gioco e di ritrovo. Più questo era grande, meglio era in quanto trovavamo lo spazio per un maggiore numero di giochi. Uno dei più classici consisteva nel costruire delle piccole piste scavate sul terreno. Queste erano larghe una decina di centimetri, e lungo il loro percorso costruivamo dossi e avvallamenti per creare delle difficoltà da superare. Quello era per noi il percorso del “Giro d’Italia” da compiere a tappe scagliando con un colpetto delle dita, a più riprese, le “scodelline” (i tappi metallici delle bottiglie delle bibite). C’erano poi i grandi cortili (pochi, delle famiglie benestanti), le aie adibite ad uso agricolo che erano delimitate da enormi caseggiati, generalmente stalle e depositi per gli attrezzi agricoli. Questi erano il nostro campo di calcio. Se fungevano anche da deposito per i raccolti, questi caseggiati generalmente erano chiusi da grandi portoni attraverso i quali potevano entrare pure i carri. Questi portoni, fatti di tavole di legno strettamente attaccate e saldate tra loro, per noi bambini erano la manna in quanto simulavano la porta del campo da gioco di calcio e, assieme ai muri dell’edificio sul quale erano fissati, respingevano sempre il pallone che calciavamo, verso noi giocatori. Quel portone era così diventato un giocattolo, un compagno di giochi insostituibile con il quale divertirsi. Ad ogni pallonata il portone colpito risuonava esaltando la potenza del tiro. Vibrava a lungo, come se fosse preda a convulsioni, si lamentava come un animale ferito, però resisteva …
Spesso inorridiamo di fronte a notizie di crudeltà e violenze, proponendo pene esemplari per gli autori di tali crimini. La frase:” se avessi io quello tra le mani .. “ e quella più comune che si sente pronunciare in questi casi. Fortunatamente le situazioni estreme sono abbastanza rare; molto più frequenti sono le piccole cattiverie, i pettegolezzi e cose simili che pur non avendo gli onori della cronaca rendono più brutta e difficile la convivenza quotidiana. Di questo spesso non ci accorgiamo, o forse lo tolleriamo in quanto siamo noi che giudichiamo i nostri peccati. Eppure il vivere quotidiano, soprattutto quello con le persone che abbiamo a fianco potrebbe essere migliore. Forse risparmieremo qualche lacrima proprio a chi diciamo di amare …
La bandiera. Questo simbolo ti contraddistingue e ti diversifica da chi ne ha una diversa dalla tua. Tutto bene finchè qualcuno non pensa che la sua sia la più bella, come ci hanno insegnato con un canto a scuola...
Sono passati molti anni da quando ho abbandonato i banchi di scuola. Le lezioni di storia in particolare hanno lasciato in me una strana visione del mondo. Sempre e ovunque c' eravamo noi e i nostri nemici. Torneremo a riprendere quei libri di testo ...?
Tutti ci sentiamo legati al paese dove siamo nati e dove abbiamo trascorso la prima infanzia. Talvolta siamo costretti a abbandonare il nostro paese. I motivi di questo abbandono possono essere molteplici: un lavoro che ci costringe a stare lontani per brevi periodi, o per periodi più lunghi, come è accaduto ai nostri emigranti. In questi casi la nostalgia del proprio paese può essere talmente forte da trasformarsi in sofferenza. Un altro motivo può essere la ricerca di una abitazione perché abbiamo formato una nuova famiglia. Questo è il mio caso. Anch'io ho abbandonato il mio paese natale, ma ci vivo vicino. Nonostante ciò il suo ricordo talvolta è così forte da farmi desiderare il ritorno... ma a quale paese?
Il primo contatto che ha un figlio con la mamma è certamente il contatto fisico; l’abbraccio dell’allattamento al seno, poi vengono le parole, le ninne nanne, i canti e molte altre cose. Quasi tutto di questi primissimi momenti viene dimenticato; le parole invece restano, anche perché il dialogo con i genitori si arricchisce e continua giorno dopo giorno. Può accadere che le primissime parole che abbiamo udito vengano sostituite da altre. Talvolta la lingua materna deve cedere il passo a un’altra, più “ufficiale” e queste “prime parole” vengono abbandonate. Quando poi le ritroviamo improvvisamente, ci rendiamo conto solo allora della loro bellezza e dei ricordi legati ad esse. Queste sono legate ai ricordi più antichi!
Ognuno di noi è portato a dare grande importanza a ciò che fa. La nostra mansione è sempre più importante e impegnativa di quella del collega che ci sta a fianco. Questo lo sappiamo benissimo. Anche a casa mia accade qualcosa di simile …
I rumori della sera (a casa mia)
Si stava meglio quando si stava peggio! Talvolta sentiamo proferire queste parole e, come in tutti gli adagi, c’è un fondo di verità in quanto detto. Uso questa espressione per riferirmi alle Valli del Natisone, una delle zone più povere della regione Friuli Venezia Giulia. In passato, nonostante la grandissima indigenza e la mancanza di tutto, tra le persone c’era un forte senso di unità e solidarietà. Oggi questo senso di unità sta venendo meno e con esso viene meno anche la solidarietà. La causa principale della mancanza di unità, oltre ai tempi che cambiano, è il germogliare di quel seme di odio contro la lingua locale che da oltre 150 anni viene sparso in queste valli. Questo fa si che ai vari problemi se ne aggiunga uno nuovo e per giunta molto conflittuale. Ciò che una volta univa, ora divide. Il seme proviene dall’esterno, ma non c’è nulla di più efficace affinché possa sembrare buono e attecchire ovunque, che darlo in pugno a seminatori locali. Anche il seminatore cambia la sua arte di semina, così oggi finge di amare ciò che ieri osteggiava. Ritornerà quel bene che ci univa …. ?
Imponente, maestoso, generoso.. quanti termini potremmo ancora usare per definire tutte le caratteristiche di questa pianta, senza dubbio la più nobile di queste nostre valli.
La bellezza dei fiori talvolta ci stupisce. Su alcuni di essi possiamo notare splendidi ricami, fantasie di colori che neppure il più abile stilista saprebbe creare. Oltre a questo, parecchie piante posseggono sostanze curative che ci aiutano a lenire i nostri malanni, altre invece sono velenose e potrebbero portarci alla morte. Quando cogliamo un fiore dobbiamo sceglierlo prestando la massima attenzione…
Il ponte di San Quirino - Muost, segna un confine preciso tra il mondo slavo e quello ladino. Questo confine è rimasto immutato per secoli... (poesia presentata al concorso: "Calla in poesia 2007" -tema "ieri oggi domani")
Questo è il mio percorso linguistico, scolastico, ma certamente è stato comune a molti miei coetanei. L'inizio è stato uguale per tutti, poi ...
La sofferenza è presente sempre e ovunque. C’è sofferenza e sofferenza: quella degli altri e la nostra! Quella degli altri spesso non la vediamo, o fingiamo che non ci sia. Forse, per vederla dobbiamo prima vedere la nostra…
Parla
come mangi! Talvolta, quando parlo in sloveno, questa frase mi
viene rivolta da qualche convalligiano perché ho pronunciato un termine
che non conosce. Ci sono certi “puristi” che vorrebbero che lasciassimo
incontaminata la nostra lingua usando solamente i termini appresi per via orale,
magari sostituendo poi i termini più
evoluti, che non conosciamo o che abbiamo dimenticato e che solo la scuola può
dare, con parole italiane, come talvolta succede. Questi puristi accetterebbero
qualsiasi temine, anche italiano, al posto di uno preso da un dizionario sloveno.
Lo stesso dicasi per la grammatica! La
cosa lascia sconcerto quando queste affermazioni vengono fatte da persone che
operano nel mondo scolastico. Questo atteggiamento è motivato dal fatto che si
vuole considerare il nostro dialetto come qualcosa di completamente diverso
dalla lingua slovena. Quando trovo qualche nostro vecchio manoscritto o una
trascrizione di qualche predica dei nostri sacerdoti rimango sorpreso
dalla ricchezza del vocabolario usato che ben poco si discosta da quello sloveno;
la stessa sorpresa provo quando parlo con persone molto anziane. Alla fine mi
convinco che anche se uso qualche parola prese dal vocabolario sloveno si
tratta pur sempre di …
Le Valli del Natisone sono state da secoli terre di confine. Piano, piano, questo sarà solo un triste ricordo.
La notte di Natale è davvero una notte particolare; purtroppo arriva solo una volta all'anno...
23 dicembre 2007. Una data da ricordare. Cadono tutti i confini che tra Italia e Solvenia. Ma proprio tutti..?
A volte tra le persone c'è eccesso di comunicazione, a volte questa è del tutto assente, a volte basta una piccola parola...
La partenza dell'emigrante è un momento che quasi ogni famiglia delle Valli del Natisone ha conosciuto; non è un addio facile...
Purtroppo non tutto va come vorremmo. La vita può essere piacevole, ma può anche essere spietata. Se poi la causa di questa spietatezza siamo noi, ci coglie una...
Il 21 di giugno, vigilia della festa di San Giovanni, nelle Valli del Natisone si accende il Kries. Il Kreis è un falò che viene acceso da secoli in questa serata. Tutto il paese partecipa questo avvenimento.
Potrà
sembrare curioso, ma nessuno ricorda il momento della sua nascita e neppure i
suoi primissimi giorni di vita. A volte cerco di ritornare indietro nel tempo
con il pensiero e, collegando i ricordi con degli avvenimenti di cui conosco le
date, riesco a capire fino dove arriva questo mio cammino a ritroso nel tempo.
Stranamente non sono gli anici d’infanzia a darmi dei riferimenti.
In tutte la sciagure che affliggono l’umanità c’è sempre da parte dell’uomo una ritrovata solidarietà verso chi è colpito dall’evento nefasto (terremoto, alluvione, siccità ecc. ). Rimane solo una unica triste eccezione: la guerra. Questa è senz’altro la più grande sciagura in assoluto, in quanto il suo presupposto e l’annientamento dell’avversario, la distruzione totale di ogni sua cosa, fino alla sua resa. Trovo ripugnante il pensiero che si possa legittimare e costringere una persona ad ammazzare un’altra. Trovo ipocrite le preghiere scritte per affidare i vari corpi militari alla protezione celeste. Purtroppo anche le nostre valli hanno assistito all’inizio uno di questi riti barbari che verrà ricordato come:“La grande guerra”; è qui che si sono sparse le prime gocce di sangue …
E’ possibile
avere un amico che non sia un
persona o un animale, ma che possa farci compagnia come se fosse tale? Non un
giocattolo, ma un compagno di giochi; disponibile al gioco più di un amico;
sempre accogliente e sempre diverso, fresco, ghiacciato, discreto, impetuoso
…quante parole per…
Talvolta mi domando se morirà tutto di me. A volte temo che questo accadere così in fretta da trovarmi ancora in vita. Naturalmente non attenderò questo momento con rassegnazione ...
Questo è il più bel giorno della settimana, senz'altro il più atteso. In questo giorno la casa si riempie e cambiano le abitudini quotidiane che un giorno lavorativo ci impone ...
Libertà! Bella e grande parola. Ma quanto siamo liberi? Fin tanto che non ci scontriamo con la libertà degli altri ...
Le stagioni hanno un loro ciclo; un ciclo di vita che si rinnova continuamente. E' bello assistere al risveglio della vita! I fiori ne sono il primo segnale. Nelle Valli del Natisone già nel mese di gennaio vediamo spuntare la Primula vulgaris - Trobentica (Piskulinca), il Galanthus nivalis - Mali zvonček, il Leucojum vernum - Veliki zvonček, l'Elleborus odorus - Blagodiseči teloh, il Crocus vernus - Pomladanski žafran, e la Hepatica nobilis -Jetrnik. Questo ultimo fiore, di un bel colore celeste vivo, spesso soffre a causa delle gelate notturne. Nonostante questa sofferenza il fiore dimostra una forza straordinaria e sopravvive. L'immagine di questo piccolo fiore che incontro nelle mie camminate invernali mi ha fatto riflettere sul valore della vita, su come questa possa formarsi e continuare anche quando noi lo riteniamo impossibile. A volte però si decide di fermare una vita ...
Come sloveno delle Valli del Natisone ho visitato più volte Lubiana. Come amante della lingua slovena l'ho fatto con la speranza di praticare la lingua proprio nel cuore della Slovenia. Fermandomi a pranzo, puntualmente, in ogni ristorante mi sono trovato di fronte a una situazione imbarazzante che mi ha ferito e umiliato. Pur comprendendo io bene la lingua, i miei interlocutori, sentendomi parlare, hanno capito che non ero un "purosangue" e si sono subito rivolti a me in inglese. Io continuavo a parlare in sloveno e loro mi rispondevano in inglese. Penso che in questa città in certi ambienti snobbino la periferia. Solamente ai mercatini riuscivo a trovare una bella intesa con le vecchiette; naturalmente queste non conoscevano l'Inglese... alla fine vorrei dedicare a questa città questa poesia . . .
Si usa l'espressione:" andare con il vento in poppa" per dire che tutto va bene e a proprio favore. Questa espressione non credo la possano usare certo gli sloveni delle Valli del Natisone; un po' perchè è una espressione italiana, molto, per il fatto che cose che in qualsiasi luogo sarebbero accettate e condivise come normalità, qui divengono fonte di scontro. Da buon valligiano, io ho conosciuto sin da piccolo il vento contrario, quando rientravo con la bicicletta nella mie valli dopo un giorno di scuola a Cividale del Friuli. A dire il vero, per me che provenivo dalle valli, anche in aula non tirava un buon vento in quei tempi ...
Nella nostra mente sono custodite un sacco di informazioni. Di alcune neppure noi immaginiamo l'esistenza. A volte si tratta di informazioni su eventi lontani nel tempo. Si usa dire: " cose ormai andate nel dimenticatoio" . Talvolta riusciamo a trovare le chiavi che riescono ad aprire le porte dei "dimenticatoi". Queste chiavi possono essere molteplici: canzoni, film, cibi e così via. Camminando nei pressi di Luicco, in Slovenia, ho attraversato un prato falciato. In mezzo a questo prato pure io ho trovato una "chiave".