La partenza dell’emigrante

 

La valigia lentamente davanti a te deponi,

poi fingi di accertarti  che lo spago tenga saldi i suoi cartoni.

Ti giri piano, piano, verso l’uscio che hai lasciato,

ancora è sollevata la mano di chi ti ha baciato.

I cari che abbandoni saluti nuovamente,

poi ti volti deciso,

mentre altrove va il tuo sguardo fugacemente.

La stalla, l’orticello, la fontana;

il noce, l’osteria, la piazza del paese,

infine in alto la chiesa lontana.

Ogni cosa in un baleno cattura la tua mente

ora che il cuore le comanda di imprimerla indelebilmente.

Di questo pane ti dovrai nutrire

quando la tristezza e la solitudine inizieranno a ferire.

Forse hai scordato ancora qualcosa,

ma già giunge la corriera dalla strada polverosa.

Non c’è più tempo per i sentimenti,

parti sperando che di chi rimane finiranno gli stenti.

Solo questo dà conforto all’abbandono,

assieme a quelle foto che hai pigiate nel taccuino.

Ora che vedi il tuo paese più lontano

su di esso già indugia la tua mano.

Indietro tu vorresti  ritornare

quando dentro di te

il dovere e il sentimento iniziano a lottare,

ma lo sai che è segnato il tuo destino,

perché al ritorno un'altra foto aggiungerai a quel taccuino.

 

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