Spesso le cime delle montagne venivano chiamate semplicemente con l'altezza del monte o con la quota di una determinata località. Vediamo quelle più famose nei luoghi delle Valli del Natisone e dintorni nel corso del primo conflitto mondiale.
Quota 383
Nad Plave
Quota 426
Kozlov Rob
Collinetta situata tra Tolmin e Zatolmin, sulla cui sommità si trova un castello. Lungo la strada che conduce alla cima troveremo caverne e trincee.
Quota 453
Karkos - Monte Purgessimo
Lungo questa cima passava la terza linea di resistenza italiana nell'ottobre 1917. Su questa cima il 27 ottobre 1917 ci furono aspri combattimenti.
Il monte Karkos. Ai suoi piedi Azzida e la zona industriale delle Valli del Natisone. La collina che si intravede in basso è il Barda. Fu da quella collina che quel giorno alcuni soldati italiani provarono a porre freno alle dirompenti truppe Austro-Germaniche.
Quota 453
Mengore - Chiesa di Santa Maria. Colle a est di Tolmino.
Questa cima, con il Selski Vrh, formava una importante linea difensiva austriaca chiamata il "Ponte di Tolmino".
I tentativi italiani di sfondare questa linea, in particolare quelli dal 12 al 16 agosto 1915 furono tutti respinti.
Gli attacchi del 21 e 22 agosto furono preceduti da due giorni di intensi bombardamenti. Dalle alture del Kolovrat si dominava tutta la zona sottostante. Tutto questo non servì al successo degli assalti.
In un altro tentativo, verso la fine di agosto, gli italiani riuscirono a penetrare fino alla chiesetta di Santa Maria, ma poi vennero respinti. Alcuni reparti rimasti accerchiati furono annientati senza pietà. Dal 22 al 24 ottobre gli attacchi si ripeterono, ma gli austroungarici riuscirono a respingerli.
Solo il 26 novembre le truppe italiane riuscirono a prendere alcune posizioni, ma non sfondarono. IL 29 novembre iniziò da parte italiana un forte cannoneggiamento su Mengore, seguito da un attacco di truppe. Pure in questo caso le truppe furono respinte. Il 30 novembre si ripetè la stessa situazione.
A volte si guadagnava qualche decina di metri e dopo qualche giorno la si perdeva. Tante morti inutili!
I politici volevano vedere qualche risultato nella guerra. Pur di ottenerlo, i comandanti militari spingevano i soldati in attacchi impossibili!
La fotografia qui sotto è scattata dal Kolovrat, ovvero dalla zona dove gli Italiani avevano le postazioni dalle quali cannoneggiavano le linee difensive austriache situate a valle, sui colli circostanti e sul Nero.
La chiesetta di Mengor - Mengore
L'interno della chiesa di Santa Maria a Mengore.
Quota 510
Bučenica
Collinetta a sud di Tolmino, semi circondata dalla Soča-Isonzo.
Questa cima, con il Selski Vrh, formava una importante linea difensiva austriaca chiamata il "Ponte di Tolmino".
I tentativi italiani di sfondare questa linea, in particolare quello del 12 agosto 1915 furono tutti respinti.
Solo il 26 novembre le truppe italiane riuscirono a prendere alcune posizioni, ma non sfondarono. IL 29 novembre iniziò da parte italiana un forte cannoneggiamento su Mengore, seguito da un attacco di truppe. Pure in questo caso le truppe furono respinte.
Quota 554
Drežnica
Paesino ai piedi del Nero, fu occupata il 25 maggio 1915. La distruzione da parte delle truppe austroungariche del ponte sull'Isonzo (ponte Napoleonico) non rallentò più di tanto l'avanzata delle truppe italiane. Dopo la sua distruzione l'esercito italiano creò velocemente un ponte d'emergenza che consentì già il 25 maggio l'attraversamento di questo fiume e l'inizio della conquista del Krn - Nnero. Verso sera dello stesso giorno verrà preso il Kožljak mt. 1591.
Drežnica - Dresenza
Quota 576
Leščj Vrh
Quota 588
Selski Vrh o Santa Lucia
Il paese di Most na Soči - Santa Lucia
Questa zona venne fortificata poco prima dell’inizio della guerra.
Questa cima, con Mengore, formava una importante linea difensiva austriaca chiamata il "Ponte di Tolmino".
Su questa linea di difesa si fermarono gli austriaci nei primissimi giorni del conflitto.
Qui si svolsero sanguinosissimi combattimenti.
Gli Italiani provarono a conquistare nei primi giorni di giugno del 1915 queste posizioni, ma dopo diversi tentativi e numerose perdite si dovettero fermare.
Riprovarono nuovamente dal 16 al 22 agosto, dopo oltre un giorno di cannoneggiamenti sulle posizioni avversarie, ma prevalentemente senza successo, cosi pure in settembre e in ottobre dello stesso anno.
Anche l'ultimo attacco fatto in ottobre, prima che iniziasse l'inverno fu respinto dagli austroungarici, seppure molto inferiori di numero. In questo ultimo attacco gli italiani riuscirono ad arrivare fino all'interno delle trincee austroungariche, ma poi furono costretti ad arretrare.
Il cosìdetto "Ponte di Tolmino" alla fine resistette.
Foto sotto: Mrzli Vrh (590) e Selski Vrh (588).
Una scala fatta di corpi umani; di questo racconta la gente del luogo.
I corpi dei caduti non potevano essere rimossi e quando qui si sferrava un nuovo attacco si saliva verso la cima usando i corpi dei caduti come scala o come riparo. Gran parte di questi caduti erano soldati italiani.
Gli austriaci portarono vagoni di calcina per disinfettare questo luogo. Si dice che queste montagne rimasero bianche per anni, tanta fu la calce che venne usata.
"sottoposto a un attacco nemico, sono fuggito verso una parte del campo di battaglia (quota 588).
Sembrava un cimitero! Tutto attorno era un fetore insopportabile.
Il campo era cosparso di cadaveri, secondo me più di duemila; morti dovute alle epidemie, al freddo e alle ferite da arma da fuoco.
Il battaglione che mi ha preceduto è stato annientato sotto le barriere di filo spinato.
Ora tocca a me sostituire i tubi con l'esplosivo posti per distruggere queste barriere.
Il nemico ci vede e ci massacra con le mitragliatrici e le bombe a mano.
Riesco comunque nell'operazione e faccio saltare le barriere di filo spinato in due posti.
Riesco a rientrare alla nostra postazione. In questo mi hanno protetto i corpi dei miei compagni caduti precedentemente... "
Quota 618
Stara Gora - Castelmonte
Lungo questa cima passava la terza linea di resistenza italiana nell'ottobre 1917.
Castelmonte visto dalla valle dello Judrio.
Visione frontale di Castelmonte.
Quota 661
Spik
Lungo questa cima passava la cosìdetta "linea di raccordo" che congiungeva Castelmonte con il Hum.
La cima dello Spik vista dalla valle del Judrio.
Quota 673
Varda
Quota 726
Veliki Spik
Quota 794
Volnik
Quota 809
Globočak
Cima a sud est del Kolovrat, conquistata nelle prime ore del 24 maggio 1915.
Lungo questa cima passavano la prima e la seconda linea di resistenza italiana nell'ottobre 1917.
Nella foto sotto la cima del Globočak sulla quale sono presenti trincee e caverne.
Quota 812
Korada
Lungo questa cima passava la terza linea di resistenza italiana nell'ottobre 1917.
Nella foto vediamo la cima appiattita della Korada.
Nella foto: trincea sul Korada
Postazioni per cannone sul monte Korada. Su questi anelli circolari in cemento sono indicate le varie posizioni angolari da 0 a 360 gradi.
Contrariamente ad altre postazioni dove la direzione di tiro era vincolata dal terreno, da queste postazioni si poteva spaziare a 360 gradi.
Quota 865
Sleme - Capella Sleme
Da questa cima, Sleme in sloveno, chiamata dagli austriaci "Slemenkapelle", il 29 maggio gli italiani iniziarono a cannoneggiare le postazioni austriache di Mengore, provocando perdite di vite umane. Venne pure cannoneggiato il Mrzli Vrh. Le postazioni italiane, poste in posizione dominante e ben nascoste, eseguirono con efficacia il loro compito.
Quota 886
Hlevnik
Una delle prime cime conquistate da Rommel nella contro offensiva del 24 ottobre 1917. Verso le ore 12 di quel giorno questa cima sarà sua. Non sarà suo il Klabuk o Na Gradu, cima ambita per l' onoreficenza spettante al conquistatore, che sarà presa da un suo superiore.
Visione dall'alto del Hlevnik e del paese di Foni in basso a sinistra.
Quota 912
Monte Hum
Lungo questa cima passava la seconda linea difensiva italiana nell'ottobre 1917.
Il 6 agosto del 1916 da questa cima i cannoni calibro 280 iniziarono a sparare un proiettile ogni 8 minuti verso il monte Nero.
Il 26 ottobre 1917 a difendere questa cima c'era la brigata Elba. Attaccata dalle truppe austro-tedesche fu costretta a arretrare e ripiegare verso Castelmonte.
Quota 949
Kraguenca
Lungo questa cima passava la terza linea di resistenza italiana nell'ottobre 1917.
In primo piano la cima appiattita della Kraguenca.
Sulle sue pendici, a sinistra, il paese di Spignon - Varh. Sulla destra i paesini sparsi di Pegliano - Ofijan
Quota 949
Ježa
Cima ad est del Kolovrat, conquistata nelle prime ore del 24 maggio 1915.
Da questo monte l’esercito italiano iniziò a cannoneggiare nei primissimi giorni di guerra le posizioni austriache di Mengore e Mrzli Vrh, affliggendo considerevoli perdite.
Lungo questa cima passava la prima linea di resistenza italiana nell'ottobre 1917.
Nella foto sotto la cima della Ježa. Ai suoi piedi la strada che conduce a Solarie.
Quota 965
San Martino - Sv. Martin
Lungo questa cima passava la seconda linea di resistenza italiana nell'ottobre 1917.
Quota 991
Monte Carnizza
Lungo questa cima passava la terza linea di resistenza italiana nell'ottobre 1917.
Quota 992
Monte La Cima - Verh
Trincee poste a presidio della cima.
Quota 1.053
Zavrh Vodel
Ai suoi piedi, a nord, scorre il fiume Tolminka.
Il 28 maggio 1915 le truppe italiane sopraffarono la linea difensiva austriaca che andava dalle pendici del Nero sino qui.
Quota 1.066
Passo Zagradan
I ruderi di costruzioni visibili sono punti di osservazione riferibili al periodo postbellico.
Foto del passo Zagradan ai tempi del primo conflitto mondiale.
Quota 1.077
Musec
Rommel salì su questa cima il 25 ottobre 1917 per osservare le postazioni italiane poste sulle pendici del Matajur. Nei paesini sottostanti già infuriavano i combattimenti delle sue truppe, provenienti da Caporetto con quelle italiane, provenienti da Polava.
Quota 1.080
Kobala
Cima ad est di Podljubinj.
Ai suoi piedi scorre l'Isonzo che la separa dalla Bučenica.
Quota 1.094
Le Čuffine
Gruppo di cime lungo le quali passava la terza linea di resistenza italiana nell'ottobre 1917.
Quota 1096
Kraguonca
Località situata sulle pendici est del Matajur. A questa quota si trovavano importanti postazioni fortificate italiane. Questa era la porta per il Mrzli Vrh e la cima del Matajur e si trovava sulla strada di Rommel il 25 ottobre 1917. In quei giorni Rommel passava tra le truppe avversarie, incurante del pericolo, come un pastore passa attraverso il proprio gregge!
Quota 1.114
Na Gradu - Klabuk
La cima del Kolovrat. Conquistata nelle prime ore del 24 maggio 1915.
Lungo questa cima passava la terza linea difensiva italiana nell'ottobre 1917. Cima conquistata dalle truppe austro-germaniche nel pomeriggio del 24 ottobre 1917.
Quota 1.124
Monte Vogu
Lungo questa cima passava la seconda linea di resistenza italiana nell'ottobre 1917.
Il monte Vogu. Il paese in basso è Montefosca - Črni Varh.
Quota 1.138
Trinski Vrh - Monte Piatto
Il monte piatto visto da ovest.
La catena del Kolovrat vista dal Podklabuk.
Sullo sfondo la cima del Matajur, poi il Kuk, il Nagnoj e il Monte Piatto o Trinski Vrh.
Quota 1.142
Tolminski Triglav
Il Tolminski Triglav in primo piano a sinistra, sormontato sulla destra dalla Kobilja Glava.
Quota 1.167
Ivanac
Lungo questa cima passava la terza linea di resistenza italiana nell'ottobre 1917.
L' Ivanac - Joannes con in basso a destra la frazione di Montefosca - Črni Varh.
Quota 1186
Punto di osservazione austriaco a ovest del Mrzli Vrh conquistato dagli italiani il 31 maggio 1915. Il giorno seguente saranno gli austriaci a respingere gli italiani.
Quota 1.193
Nagnoj
Lungo questa cima passava la terza linea difensiva italiana nell'ottobre 1917.
Una delle tante cime del Kolovrat, lungo il percorso di Rommel. Il 25 ottobre 1917 su questa cima ci furono aspri combattimenti. Rommel la oltrepassò e si diresse in basso, verso il paese di Livške Ravne per aggirare il Monte Kuk.
Quota 1208
Planina Zaprikraj
Valle pianeggiante tra il Krn e il Krasji Vrh alla fine della quale ora troviamo un museo all'aperto.
In quel luogo, nel corso del conflitto, furono costruite numerose fortificazioni in pietra e cemento. Queste fortificazioni si rilevarono importanti nei giorni della rotta di Caporetto iniziata il 24 ottobre 1917. Qui le truppe italiane resistettero agli assalti degli austroungarici, ma dopo qualche giorno dovettero abbandonare queste postazioni in quanto a valle tutte le linee erano state sfondate.
Planina Zaprikraj con il profilo del Krn
Quota 1.224
Kuk
Quota 1.237
Mia
Lungo questa cima passava la seconda linea di resistenza italiana nell'ottobre 1917.
Quota 1.243
Kuk – Monte Cucco
Lungo questa cima passava la terza linea difensiva italiana nell'ottobre 1917. Il 25 ottobre 1917 su questa cima ci furono aspri combattimenti. Rommel chiese alla sua artiglieria di cannoneggiarla. In seguito, riguardo questa richiesta, scriverà: la nostra artiglieria opera in modo eccellente.
Quota 1.299
Pleče
A questa cima si avvicinò già il 25 maggio 1915 il battaglione Susa.
Da qui un gruppo di soldati italiani si diresse il 15 giugno 1915 verso al cima del Krn-Nero per la sua conquista.
Quota 1.358
Mrzli Vrh
Mrzli vrh, significa "cima fredda", per cui si possono trovare simili denominazione per cime diverse. Questa si riferisce a un luogo del monte Matajur, legato alle vicende di Rommel.
Il Mrzli Vrh visto dalla cima del Matajur.
Quota 1.359
Mrzli Vrh
Una delle prime cime da doversi conquistare nei primi giorni di guerra. Non fu così!
I primi attacchi a questa cima da parte del battaglione "Susa" furono portati dal 29 maggio 1915 al primo di giugno.
In questi attacchi le truppe italiane subirono gravi perdite.
Il 12 agosto dello stesso anno gli attacchi furono ripetuti, ma senza successo, come pure vennero respinti diversi attacchi portati in ottobre, a fine novembre e i primi di dicembre.
Dalle postazioni del Kolovrat gli Italiani continuavano a cannoneggiare il Mrzli Vrh e solo nel mese di novembre riuscirono a conquistare qualche singola postazione.
La cima comunque rimase in mano austriaca.
La cima del Mrzli Vrh (in primo piano)
L'artiglieria italiana, piazzata sul Kolovrat, sulla Ježa, e sul Globočak era molto potente e martellava questa zona.
Le postazioni dalle quali partivano i cannoneggiamenti erano ben nascoste e crearono non pochi problemi alle truppe austroungariche le quali cercarono di scovare queste postazioni attaccando direttamente con uomini la Ježa, ma quella cima, come tutto il Kolovrat erano difese egregiamente dall'esercito italiano.
Mrzli Vrh - la cima
La vista che questa cima offre al visitatore è stupenda in quanto da essa si può vedere il corso della Soča nelle valli sottostanti e le varie cime attorno al Krn.
Si può cosi comprendere come qualche centinaio di soldati austroungarici, qui appostati, riuscì a fermare gli attacchi portati da migliaia di sodati italiani spinti al macello dai loro superiori.
I prati si riempirono di cadaveri e si tinsero di rosso. L'erba scivolosa perchè impregnata di sangue rendeva difficile la salita, così i corpi dei soldati venivano usati come scalini e scudi.
In quei tempi sulle montagne non c'erano gli alberi che oggi vediamo in quanto era tutto un grande pascolo. Poche mitragliatrici erano sufficienti per mietere migliaia di vite. Così tra montagne di cadaveri, urla di terrore e invocazioni d'aiuto da parte dei feriti, gli assalitori fuggivano disorientati. I soldati che avevano abbandonato il campo di battaglia si nascondevano nella case abbandonate nei paesi sottostanti, ma anche li c'era un nemico pronto a ucciderli: i carabinieri, che avevano il compito di fermare i disertori. Accadeva che questi ultimi, pur di non ritornare in quei campi di battaglia dove avrebbero trovato la morte, sparavano sui carabinieri.
Quota 1.448
Planina Sleme
Poco ai piedi del Visoč Vrh (mt. 1.482), era una delle cime da conquistare nei primi giorni di guerra, assieme al Krn e al Mrzli Vrh.
Non fu così!
Nei primissimi giorni dell'invasione italiana, si appostarono sulle pendici del Nero pochi uomini (meno di cento), prevalentemente guardie confinarie (črnovojniki) e qualche volontario. Questi uomini, con pochissime munizioni a disposizione, difesero con successo questo luogo, lanciando pietre sui soldati italiani.
I primi attacchi a questa cima da parte del battaglione "Susa" furono portati il 29 e 30 maggio 1915.
In questi attacchi le truppe italiane subirono gravi perdite.
Il giorno 12 agosto ci fu un nuovo tentativo di conquista di questa posizione, ma non ebbe successo.
Il 25 novembre la postazione venne cannoneggiata, ma rimase in mano austriaca.
Nella foto, la cima in primo piano è il Visoč Vrh, sullo sfondo il Rdeči Rob.
Quota 1475
Kobilja Glava
Qualche giorno prima della controffensiva del mese di ottobre 1917 il generale tedesco Otto von Bellow si arrampicò su questa cima per osservare la prima linea difensiva italiana. Annota una quota 1.007 (forse si fermò lì).
Commentò: ” non capita a ogni comandante di poter osservare il giorno prima della battaglia tutto il futuro campo di combattimento”.
Quota 1.482
Visoč Vrh
Quota 1.587
Kožljak
Cima quasi sguarnita, presa dagli italiani dopo breve combattimento la sera del 25 maggio 1915.
Qui il battaglione italiano "Exilles" preparò l'attacco al monte Nero.
Da questa cima la sera del 15 giugno 1915, partì uno dei due gruppi di soldati italiani, diretti alla conquista del Nero.
Contemporaneamente parti da nord un altro gruppo di soldati, sempre con obbiettivo la cima del Nero.
Il Kožljak visto dalle pendici del Nero
Quota 1.611
Muzci
Lungo questa cima passava la prima linea di resistenza italiana nell'ottobre 1917.
Le cime dei Muzci facenti parte della catena dello Stol.
Quota 1613
Montemaggiore - Breški Jalovez
Lungo questa cima passava la prima linea di resistenza italiana nell'ottobre 1917.
Quota 1642
Monte Matajur
Qui passava la terza linea difensiva: Matajur, Mrzli Vrh, Golobi, Kuk, Nagnoj, Na Gradu, Clabuzzaro, Hum.
Lungo questa cima passavano la prima e la seconda linea di resistenza italiana nell'ottobre 1917.
Quota 1.673
Stol
Questa cima fu occupata nelle prime ore del 24 maggio 1915 dalle truppe alpine del battaglione “Susa”.
Queste truppe, provenienti dal Breški Jalovec (Montemaggiore), avevano avanzato sulle creste di questa catena fino a raggiungere la vetta più elevata: lo Stol. Nel loro cammino demolivano i cippi confinari. Il giorno seguente queste truppe riceveranno l'ordine di dirigersi verso Caporetto, dove giungeranno senza combattere, e sempre nello stesso giorno occuperanno i primi paesini situati sulle pendici del Krn.
La parte sud di questo monte invece fu presa dal battaglione “Exilles”
Lungo questa cima passava la prima linea di resistenza italiana nell'ottobre 1917.
Quota 1.772
Krasji Vrh
Quota 1.776
Cima di 1.785 mt.che si trova a nord del Nero, accanto al Lipnik.
Sotto questa quota erano poste numerose fortificazioni e gallerie austro-ungariche. Gli italiani provarono più volte ad attaccare questa cima, ma senza successo. A volte si combatteva come si poteva: con la baionetta, con il calcio del fucile, con un coltello, con un badile, o lanciando sassi.
Un Natale tragico.
La notte di Natale del 1915 era una notte fredda, ma serena. I sodati situati a quota 1.776, nonostante tutto, avevano ricevuto generi di conforto per Natale. Qualche soldato prova addirittura a togliersi gli scarponi. A quella quota le temperature si aggiravano dai -20 ai -30 gradi. La quota era sotto il cannoneggiamento italiano che, se non peggio, provocava valanghe di neve. Improvvisamente cambia il clima e inizia una forte nevicata. Poco prima della mezzanotte una valanga si stacca dalla cima e scendendo a valle travolge e seppellisce numerosi soldati austriaci. Sotto la neve moriranno 58 soldati, molti saranno pure i feriti. Il giorno seguente altre due valanghe seppelliranno diversi soldati.
Nel corso di un terremoto che colpì queste zone pochi anni fa, franò una parte di montagna che coprì, come allora la neve, i resti delle fortificazioni (vedi foto sopra ). Nella foto sotto possiamo intravedere i resti delle fortificazioni scampati alla frana..
Di questo tragico evento fu testimone pure Benito Mussolini che si trovava rifugiato nella caverna che vediamo nella foto sotto, distante poche centinaia di metri dal luogo dell'evento.
Benito Mussolini, arrivò il 16 settembre 1915 a Caporetto. In seguito salì con il suo reparto oltre Drežnica - Dresenza e si posizionò nei pressi della "Planina Zaprikraj". Poi salirono sui " Vršči ", le ultime cime a nord-ovest del Krn. Lungo quelle cime erano situate le linee italiane. Di fronte, dal Lipnik a quota 1.776, erano situate le linee dell'esercito austro-ungarico. Mussolini abbandonò queste postazioni a metà febbraio del 1916 per recarsi sul fronte di Bovec.
Il Lipnik (foto sotto) mt.1.863 sulla destra; sulla sinistra la Sr. Spica mt.1819 e, dietro questa, poco visibile, il Hudi Vrh mt. 1.808
Queste cime erano occupate dagli austro-ungarici.
Così le vedeva il soldato Benito Mussolini il cui nome allora non diceva nulla, ma era uno dei tanti nomi o cognomi memorizzati dal nemico.
I soldati si chiamavano tra di loro anche gridando, sebbene l'ordine fosse di parlare sottovoce. Infatti gli austro-ungarici avevano creato, al fine di carpire informazioni, dei sistemi di ascolto, come delle grandi orecchie che riuscivano a percepire un dialogo anche a notevole distanza.
Solo a guerra terminata molti soldati austro-ungarici, associarono a questo nome, tra i tanti che udirono, pure un volto.
Quota 1.897
Vršič
Sono chiamati Vrsiči (cimette) le varie creste che formano la parte terminale di una serie di cime che partendo dal Krn, digradano verso ovest.
Cima della catena del nero dai pendii molto ripidi.
Nei primi giorni di guerra fu soggetta agli attacchi delle truppe italiane.
Questi attacchi furono un altalena di successi e insuccessi.
Fu conquistata dal battaglione Susa il 31 maggio del 1915.
Sembra che il generale Cadorna sia salito in segreto su questa cima per verificare personalmente le difficoltà che aveva in quel momento l'esercito italiano su questo fronte.
Quota 1.903
Maselnik
Questa quota, assieme al Krn, Planina Sleme e Mrzli Vrh avrebbe dovuto essere conquistata nei primissimi giorni di guerra. Non fu così!
Allora, poche centinaia di uomini difendevano queste cime, contro i quasi 30.000 uomini dell’esercito italiano invasore.
Quota 1.913
Rdeči Rob
Nei primissimi giorni dell'invasione italiana, si appostarono sulle pendici del Nero pochi uomini (meno di cento), prevalentemente guardie confinarie (črnovojniki) e qualche volontario. Questi uomini, con pochissime munizioni a disposizione, difesero con successo questo luogo, lanciando pietre sui soldati italiani o facendo esplodere mine nelle rocce.
Quota 1.938
Vrata
Cima della catena del Nero dai pendii molto ripidi.
Venne attaccata nei primi giorni di guerra dalle truppe italiane.
Questi attacchi furono un altalena di successi e insuccessi e provocarono molte vittime, specialmente tra i soldati italiani. Su queste montagne venne praticamente annientato il battaglione alpino "Val Natisone" composto da uomini delle Valli del Natisone.
Alla fine prevalsero gli italiani, i quali avevano impegnato a questo scopo una grande quantità di uomini, ma agli austriaci rimaneva ancora in mano la cima del Nero.
Nella foto sotto vediamo la via di accesso alle Vrata partendo dalla sottostante "planina Zaprikraj". Possiamo immaginare come gli austro-ungarici posti su questa cima potessero contrastare facilmente qualsiasi attacco e mietere una grande quantità di vittime. Ciononostante, l'esercito italiano riuscì, nei primissimi giorni di giugno del 1915, nell'intento di conquistare questa posizione.
Il termine Vrata in Sloveno significa "porta", come quella che si apre al centro di queste cime. Il possesso di questa porta era considerato importante per l'avanzata verso la cima del Krn - Nero. Così fu e la sera tra il 15 e 16 giugno 1915, da questa porta un gruppo di soldati italiani partì alla conquista del Krn - Nero. Contemporaneamente un altro gruppo di soldati attaccò la cima da sud. La cima del Nero fu conquistata.
Le Vrata viste dalla "planina Zaprikraj".
Siamo vicinissimi allo Skutnik, pure chiamato dagli italiani cima Vallero, dal nome dell'ufficiale italiano che partecipò alla conquista del monte Nero e morì in quella azione assieme ad Alberto Picco. Un altro ufficiale che partecipò a quell'impresa fu Alberto Arbarello Vincenzo; verrà ferito da una scheggia di granata presso Tolmino, ma troverà tragicamente la morte nell'aprile del 1917, travolto nella sua baracca da una valanga di neve.
Quota 1944
Šmohor
Cima dalla quale gli italiani furono respinti il 21 luglio 1915.
Quota 2.012
Lopatnik
La vetta di questo monte, al centro, è parzialmente coperta dal monte a destra più elevato: la Krnčica.
Quota 2.058
Krnska Škrbina
Sella tra il Krn e la Batoknica (Nero e Rosso). L'esercito italiano il primo giugno 1915 tentò la conquista di questa posizione e si scontrò con gli austroungarici, ma fu respinto. Dal Kolovrat nel frattempo erano iniziati i cannoneggiamenti di queste cime. Dopo qualche giorno di perdite su entrambi i fronti, e particolarmente su quello italiano, la situazione rimane immobile.
Quota 2.074
Skutnik
Cima sulla cresta del Nero presa dagli italiani nei primi giorni del conflitto.
Questa cime venne poi bersagliata dai cannoni austriaci.
Gli italiani attendati in punti impossibili di questa cima, sebbene soggetti ai cannoneggiamenti, resistettero nelle loro posizioni in attesa della conquista del monte Nero.
Quota 2.142
Krnčica
Quota 2.164
Batognica – Monte Rosso
Nei primissimi giorni dell'invasione italiana, si appostarono sulle pendici del Nero pochi uomini (meno di cento), prevalentemente guardie confinarie (črnovojniki) e qualche volontario. Questi uomini, con pochissime munizioni a disposizione, difesero con successo questo luogo, lanciando pietre sui soldati italiani.
I primi giorni di luglio del 1915 gli italiani, nel tentativo di sfondare il così detto "Ponte di Tolmino" andarono alla conquista anche di questa cima, ma furono respinti. Le perdite furono considerevoli da entrambe le parti, ma in modo particolare dalla parte italiana. Il 19 luglio, dopo una notte di cannoneggiamenti sulle postazioni austroungariche venne sferrato un nuovo attacco a questa cima. L'intensità di questi cannoneggiamenti distrusse non solo le linee difensive austroungariche ma addirittura rimodellò la montagna. Dopo sanguinosissimi combattimenti gli austroungarici dovettero arretrare di parecchie centinaia di metri; il 22 e 23 luglio ci furono nuovi attacchi, ma infruttiferi, e nei giorni seguenti gli italiani dovettero cedere parte di quanto conquistato. Migliaia di morti per qualche centinaio di metri di terra!
Per raggiungere la Batognica scendendo dal Krn bisogna arrampicarsi lungo una parete rocciosa nella quale i soldati scavarono degli scalini.
Nei combattimenti che si svolsero su questo monte molti soldati persero la vita cadendo nei precipizi. I loro corpi, irraggiungibili, non trovarono sepoltura. Ancora oggi, al visitatore può accadere di trovare ossa umane o crani perforati da pallottole.
Quota 2.176
Vrh nad Peski
Quota 2.244
Krn – Monte Nero
Questa cima era un simbolo.
Chi stava sulla cima era il padrone della situazione. Così l'esercito italiano tentò un'impresa quasi impossibile: la sua conquista!
Nella notte tra il 15 e 16 giugno 1915 iniziò l'operazione da punti distinti. Alle 21,30 del 15 giugno partì un gruppo di soldati. Oltre alle armi e munizioni, portavano con se un sacco di terra. Sarebbe dovuto servire da scudo contro i proiettili nemici. Un gruppo partì da nord, dalle "Vrata" e un altro da sud, dal Kožljak, entrambi diretti verso al cima del Nero. Alle tre del mattino ci fu il contatto con il nemico. I soldati austriaci, sorpresi, vennero sopraffatti. In questo combattimento si distinse per eroismo, e poi perse la vita, il sottoufficiale cividalese Alberto Picco.
Le cime a Nord Ovest del Krn - Monte Nero.
Vrsic Vrata Lopatnik Krnčica Krn -Nero