La gente delle  valli, di religione cattolica, ha vissuto la propria fede con intensità,  permeando di essa i vari momenti della vita quotidiana. La presenza della chiesa si faceva sentire già al mattino, con i  primi brevi rintocchi della campana  che segnavano l' inizio della giornata ( jutarinca);   seguivano quelli del mezzogiorno,  che chiamavano la gente ad interrompere il lavoro per il pasto; alla sera,  i rintocchi dell' Ave Maria chiedevano l' abbandono di ogni attività per una più profonda meditazione.  Nelle singole famiglie, dopo cena, tutti i componenti si riunivano  attorno al focolare e  recitavano il Santo Rosario con alla fine un canto, il tutto nel dialetto locale sloveno. Questa funzione era tenuta generalmente dal più vecchio della famiglia, indifferentemente,  uomo o donna. Anche oggi, percorrendo le valli, osserviamo con frequenza simboli religiosi:  una chiesa in cima ad un monte,  un crocifisso lungo un sentiero che porta nei campi o un altarino in pietra (znamenje) ai bordi  di una strada bianca. Il tutto testimonia secoli di tradizione cristiana della gente delle valli. 

 

Queste immagini sono abbastanza consuete nelle valli. 

I valligiani hanno cercato spesso  nella  fede e nella preghiera aiuto contro le malattie, contro le carestie, contro la furia della natura e degli uomini. Sorgevano così nelle valli, ai tempi delle invasioni dei Turchi, le prime chiesette votive, situate in luoghi appartati. Un altro grave pericolo era la siccità  che inaridiva i campi minacciando i raccolti. In  quella occasione si pregava in paese il rosario "za daš" (per la pioggia). Anche durante la pioggia si  richiedeva l' intervento divino:  se durante  un forte temporale il cielo si oscurava da fare paura  ed il vento abbatteva le piante, mia nonna, per calmare gli elementi della natura, bruciava un ramoscello d'  ulivo sulla finestra. La gente chiedeva protezione  anche nelle  varie attività lavorative e per gli animali.  Nelle valli, ricche di castagni, veniva detta la messa "za   klatiče",  nella quale si chiedeva protezione per coloro che salivano sui castagni per battere  con delle pertiche  (late)  i ricci sui rami, consentendo una più agevole raccolta delle castagne. Per quanto riguarda gli animali, osserviamo come la  devozione a S. Antonio sia particolarmente sentita.  I campi  venivano benedetti,  per un raccolto più abbondante,  il 25 aprile  festa di S. Marco, durante una processione che toccava tutti i paesi, percorrendo le strade attraverso la campagna ed alla quale partecipava tutta la popolazione. Per le processioni che si tenevano in certe solennità religiose, fino a pochi anni fa, si mobilitava tutto il paese. Gli adulti ornavano i bordi delle strade e delle case con frasche verdi;  le donne esponevano sui davanzali e lungo le strade vasi di fiori;  bambine e  bambini raccoglievano per giorni, nei prati,  i petali dei fiori che  venivano lanciati  davanti alla statua della Madonna durante la processione. Sempre viva e sentita è la Via  Crucis del Venerdì  Santo. Il percorso viene illuminato da piccoli fuochi ai bordi della strada e dalle numerose candele che ardono sui davanzali delle finestre. Il silenzio serale è interrotto dai canti religiosi e dal rumore delle "škretule" o "rapotauke" (raganelle)  azionate dai bambini. Secondo la tradizione, quel giorno non si deve andare nel bosco a fare la legna. Il  Sabato Santo c' è la benedizione del pane dolce e delle gubane (dolci tipici per le festività nelle valli); lo stesso giorno i ragazzi portano per le case il fuoco benedetto che va ad alimentare quello già presente nel " furnel" o "spurget" (fornello). Ragazzi e bambini (ed un tempo anche gli adulti) si mobilitano pure nella festività dei Santi per i "hliepčiči". Generalmente  si forma un gruppo per ogni paese  il quale si reca a pregare,  per i morti,  nelle singole case del proprio paese o in  paesi diversi. In passato,  per questa occasione, ogni famiglia offriva un panetto (hliep) o una pannocchia ; recentemente il tutto si è tramutato in una piccola somma di denaro. Alla fine, la gioia dei bambini era la conta e la spartizione del raccolto. C' è da dire che in questa occasione, alcune persone adulte, indigenti, si recavano in tutte le frazioni del comune, confidando particolarmente nella generosità delle famiglie benestanti,  proprio per sfamarsi. Noi bambini non gradivamo questa "concorrenza". La marginalità delle valli ha tenuto in vita  più a lungo che altrove  certe manifestazioni di fede che abbiamo ereditato dai nostri avi,  anche se qualcosa si sta affievolendo. Forse non vedremo più una processione  con una partecipazione di fedeli come in questa foto di molti anni fa. Certamente ora c' è meno tradizione e più fede.

Processione a San Pietro al Natisone - Anno 1923 -  

Processione a Vernasso. 

Si noti la devozione delle persone inginocchiate lungo il percorso.

Un legame particolare unisce le valli al Santuario di Castelmonte, dove i  vari paesi si recano in pellegrinaggio in diversi periodi dell' anno.

Parrocchiani di  San Leonardo  nella tradizionale processione al Santuario che si tiene la seconda domenica dopo Pasqua.                                                                                                       

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